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PRIMA PARTE - Come gestire il cambiamento nelle organizzazioni

Dopo l’emergenza, torneremo alla nostra quotidianità ma qualcosa sarà cambiato. Per prepararci, una riflessione di Roberta Giorgetti Dall’Aglio, pubblicata in 4 puntate.



Viviamo nell’era del cambiamento. I cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi 20 anni non sono paragonabili a quelli avvenuti negli ultimi due secoli e la maglia si allarga ulteriormente se andiamo ancora indietro nel tempo… La richiesta di adeguamento è pressante e all’interno delle organizzazioni, si sta raggiungendo un livello mai visto di cambiamento culturale, tecnologico, politico ed economico.


Capire come leggere il cambiamento, e non solo non farsi travolgere, ma trovare il modo per “surfarci” è il tema più complesso che le organizzazioni si trovano ad affrontare. Una cosa è chiara: non ci si può più basare sul passato per interpretare il futuro:

non basta apprendere riflettendo sul passato, occorre apprendere attraverso la percezione e l’attualizzazione dei segnali emergenti”.

L’esperienza personale, se interpretata semplicemente come applicazione imitativa, diventa limite anziché risorsa.


E’ cambiato un paradigma importante: se fino al primo decennio del 2000 l’esperienza professionale era considerata l’asset di valore principale nel valutare la professionalità del soggetto, oggi si chiede alle persone di essere “agili”. Significa che devono essere collaborative, innovative, inclusive, customer-focused. Se l’esperienza diventa l’unico modello di riferimento la persona potrebbe non portare la giusta attenzione ai nuovi ingredienti necessari[1]:

  • “sospensione e meraviglia”: solo sospendendo il giudizio è possibile aprirsi alla meraviglia dell’avvertire che esiste un mondo oltre i nostri schemi abituali di download (dare valore ad un’unica prospettiva)

  • “co-percezione”: stare in ascolto e connessi con i segnali del futuro: un’attenzione direzionata verso luoghi dal potenziale più elevato, meno tangibile ma assolutamente presente se si riesce a coglierne l’essenza

  • “Il potere dell’intenzione”: ovvero in contrario dell’indottrinamento da parte dell’impresa: si tratta di incrementare e non ridurre il ventaglio delle proprie possibilità e aver fiducia nelle proprie sorgenti di creatività, compassione e coraggio.


Partendo dalla considerazione che le organizzazioni possono cambiare se cambiano gli atteggiamenti mentali delle persone che ne fanno parte, è anche vero che l’organizzazione è più potente del singolo: ovvero una persona da sola non riesce a modificare gli schemi comuni, occorre quindi ricercare le condizioni che permettano ai gruppi di cambiare e innovare e quindi modificare i propri automatismi.


[1] Teoria U I fondamentali- Principi e applicazioni – C. Otto Scharmer. https://www.winnerteam.it/foto-change-mangement/

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